Le energie da biomasse legnose sono più gravemente climalteranti delle energie fossili poiché, a parità di energia prodotta, emettono il 150% di CO2 rispetto al carbone e il 300% rispetto al gas naturale, mentre il riassorbimento di equivalenti quantità di CO2 da parte di nuovi alberi richiederà vari decenni, un tempo a noi non più concesso.Senza tener conto delle ulteriori consistenti emissioni dovute al taglio e trasporto da luoghi spesso remoti rispetto a quello di utilizzo. La produzione di energia da combustione di biomasse legnose non può quindi in alcun modo essere considerata “energia rinnovabile” e non dovrebbe perciò poter usufruire di incentivi economici, a causa dei quali si sta mettendo a rischio l’intero patrimonio boschivo italiano.

E’ il messaggio rivolto al Governo e firmato da Giovanni Damiani, Presidente di GUFI (Gruppo Unitario Foreste Italiane), Roberto Romizi, Presidente di ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), Mariarita Signorini, Presidente di Italia Nostra, Marco Tiberti, Presidente European Consumers

L’occasione è la redazione del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), che verrà successivamente definito in sede europea, lo strumento fondamentale con il quale ogni Stato stabilisce i propri contributi per raggiungere e superare gli obiettivi fissati dall’Unione europea sull’efficienza e la sicurezza energetica, sull’utilizzo di fonti rinnovabili in tema di mercato unico dell’energia e competitività. Si tratta di un documento fondamentale che guiderà l’Italia da qui al 2030 e che non può non tener conto delle evidenze scientifiche e delle criticità, ambientali, economiche e sanitarie, sempre più evidenti, relative alla produzione energetica.

I firmatari sottopongono al presidente del Consiglio e ai ministri competenti in materia 3 punti principali:

1) Le energie da biomasse legnose sono più gravemente climalteranti delle energie fossili poiché, a parità di energia prodotta, emettono il 150% di CO2 in più rispetto al carbone e il 300% in più  rispetto al gas naturale (come da articolo scientifico su Nature Communication -1; da “LETTER FROM SCIENTISTS TO THE EU PARLIAMENT REGARDING FOREST BIOMASS updated January 14, 2018 -2 e da articolo scientifico su Global Change Biology, Bioenergy -3). Il riassorbimento di equivalenti quantità di CO2 da parte di nuovi alberi richiederà vari decenni e questo tempo non lo abbiamo: secondo l’International Panel of Climate Change dell’ONU, infatti, raggiungeremo la temperatura limite di +1,5 °C entro il 2030. Vi sono, inoltre, ulteriori importanti emissioni dovute al taglio e trasporto a distanza di legna e infine, gli accordi internazionali prevedono che la biomassa importata per la combustione non venga conteggiata nel bilancio delle emissioni del paese importatore e ciò aggrava notevolmente il bilancio effettivo della CO2.

2) Secondo l’International Panel of Climate Change dell’ONU, ridurre le emissioni non sarà sufficiente, occorrerà anche rimuovere dall’atmosfera entro il 2100 circa 730 miliardi di tonnellate di CO2, cioè 200 miliardi di tonnellate di carbonio, e le evidenze scientifiche (4, 5) Nature 2015 e 2019) mostrano che questa rimozione può essere svolta solo dai grandi alberi e dalle foreste vergini, che assorbono CO2 per un fattore di oltre 50 volte rispetto ai nuovi alberi e alle piantagioni.

3) Invitiamo il Governo a censurare fortemente l’operato della Società pubblica partecipata “Ricerca Sistema Energetico, RSE S.p.A.”, che in data 25/11/2019 ha pubblicato un dossier su “Energia delle Biomasse legnose” nel quale sostiene tesi opposte alle concordi evidenze scientifiche affermando a) che le emissioni di CO2 delle biomasse siano “del tutto equivalenti al fotovoltaico (clamoroso falso, come vedasi sopra); b) che le emissioni di particolato siano drasticamente ridotte dai filtri a maniche (è vero l’opposto: ISPRA, nell’Italian Emission Inventory 1990-2017: Informative Inventory Report 2019 riferito alle emissioni 2017, da poco pubblicato, mostra come nel settore M2, composto al 99% dalla combustione di tutte le biomasse legnose, le emissioni di PM2,5 siano aumentate di quasi il 10% rispetto al 2016 e direttamente, sempre ISPRA ha comunicato come il fattore di emissione attuale delle biomasse legnose sia 388 g di PM2,5 per ogni Gj di energia prodotto, a conferma del fatto, anch’esso scientificamente verificato, che le dimensioni delle polveri sottili emesse dal legno siano dell’ordine della nanoparticelle, che nessun filtro è in grado di trattenere); c) che gli ossidi di azoto possono essere facilmente abbattuti (mentre gli stessi progettisti delle centrali a biomasse ammettono emissioni di svariate tonnellate di NO/anno).
Visti gli oltre ventimila morti precoci/anno dovuti in Italia alla combustione delle biomasse legnose (dalle stufette alla caldaie a pellets alle centrali), è inaccettabile che una Società pubblica partecipata fornisca dati totalmente opposti alle evidenze scientifiche, esponendo a gravi rischi gli ignari cittadini.

L’appello al Governo è dunque quello di escludere dal PNIEC le biomasse legnose poiché gravemente climalteranti, e allo stesso tempo attivarsi contro il taglio dei grandi alberi e delle foreste mature a cui diffusamente si assiste nelle città e boschi italiani, infine a modificare il combinato disposto degli Artt. 3 e 12 del TUF, che dispone di fatto il taglio obbligatorio periodico di tutti i nostri boschi, con conseguenze devastanti per la salute e il clima.